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Il Rinascimento digitale: la rivoluzione decentralizzata di Bluesky

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Per oltre un decennio, la narrazione dominante sui social media è stata quella della centralizzazione. Grandi piattaforme — Facebook, Twitter (oggi X), Instagram, TikTok — hanno progressivamente consolidato il proprio controllo sull’ecosistema della comunicazione online. Il risultato? Feed algoritmici sempre più opachi, pubblicità iper-mirata, dinamiche di echo chamber e una crescente perdita di controllo da parte degli utenti sul proprio contenuto e sulla propria rete sociale.

Ma forse stiamo finalmente entrando in una nuova fase. Un Rinascimento digitale, come qualcuno lo definisce. Al centro di questa rivoluzione c’è Bluesky, il social network emergente nato da una costola di Twitter, ma con un’ambizione ben diversa: restituire agli utenti il controllo delle proprie identità e delle proprie relazioni online.

Il problema della centralizzazione: feed algoritmici e legami deboli spezzati

Per capire cosa sta cercando di cambiare Bluesky, dobbiamo partire dalle criticità attuali. I social network tradizionali hanno trasformato progressivamente i loro feed da semplici elenchi cronologici a complessi algoritmi proprietari, progettati per massimizzare l’engagement e il tempo trascorso sulla piattaforma.

Questi meccanismi non sono neutri: selezionano i contenuti che ci vengono mostrati in base ai nostri interessi passati, spesso rinforzando le nostre opinioni e riducendo l’esposizione a punti di vista diversi. È il fenomeno ben noto delle echo chamber.

Qui torna utile il contributo fondamentale di Mark Granovetter, sociologo statunitense, che già negli anni ’70 introdusse il concetto di “legami deboli” (weak ties). Secondo Granovetter, sono proprio i legami deboli — conoscenze occasionali, contatti secondari — a svolgere un ruolo cruciale nel diffondere nuove idee e informazioni. I social media, con il loro design attuale, rischiano di impoverire proprio questa dimensione, rafforzando i cluster omogenei e polarizzando le comunità online.

Fonte: Mark Granovetter su Wikipedia

Bluesky e l’AT Protocol: una nuova architettura per il social networking

Jay Graber, Bluesky CEO. Image credits: womenstabloid.com

Ed è qui che entra in scena Bluesky. Nato inizialmente come progetto interno a Twitter nel 2019 (quando ancora Jack Dorsey era CEO), oggi Bluesky è una realtà indipendente sotto la guida di Jay Graber. L’obiettivo è radicale: costruire un’infrastruttura decentralizzata per i social network, basata sull’AT Protocol (Authenticated Transfer Protocol).

A differenza delle piattaforme centralizzate, dove il contenuto e i dati sono proprietà del gestore, l’AT Protocol permette:

  • agli utenti di mantenere la propria identità digitale indipendentemente dalla piattaforma utilizzata;
  • di trasferire agevolmente il proprio network sociale (i follower) da un servizio all’altro;
  • di avere maggiore trasparenza e controllo sugli algoritmi che determinano cosa viene mostrato nel feed.

In altre parole, Bluesky non vuole essere l’unica piattaforma, ma il primo nodo di un ecosistema potenzialmente più aperto e competitivo, dove diversi servizi possono interagire su basi comuni, e dove gli utenti non sono più ostaggio di un’unica app o azienda.

Fonte: Wired: The Inside Story of Bluesky

Skylight: sperimentazioni e creatività

Oltre all’infrastruttura tecnica, Bluesky sta già mostrando la sua capacità di innovare anche sul piano dell’esperienza utente. Un esempio recente è Skylight, un nuovo feed ispirato al modello di TikTok, ma adattato ai principi della decentralizzazione.

Skylight consente agli utenti di esplorare contenuti personalizzati in maniera più fluida e creativa, senza essere vincolati da algoritmi opachi, ma con maggiore trasparenza sui criteri di selezione dei contenuti. È un tentativo di coniugare il meglio dei feed generativi moderni con la filosofia dell’open web.

Fonte: Wired: Bluesky Launches Skylight

Un ritorno alle origini del web?

In un certo senso, l’idea dietro Bluesky recupera alcuni dei principi fondanti di Internet: interoperabilità, portabilità dei dati, libertà di scelta tra diversi fornitori di servizi. Non a caso, molti vedono in Bluesky un parente prossimo del movimento Fediverse (che include Mastodon e altri protocolli come ActivityPub), anch’esso orientato verso una rete più distribuita.

La domanda centrale è se questi modelli decentralizzati sapranno scalare e attirare una massa critica di utenti. Per ora, Bluesky ha già superato i 30 milioni di iscritti e continua a crescere, alimentato sia dalla curiosità tecnologica sia dal crescente malcontento verso le Big Tech tradizionali.

Fonte: About Bluesky

Considerazioni finali: una questione sociale, non solo tecnologica

Al di là delle implicazioni tecniche, il progetto Bluesky solleva interrogativi centrali anche per la ricerca sociale. Come cambiano le reti sociali in un ambiente decentralizzato? Quali nuovi modelli di governance potrebbero emergere? La decentralizzazione può realmente favorire pluralismo informativo e ridurre la polarizzazione, oppure rischia di frammentare ulteriormente le comunità online?

Sono temi che meritano osservazione e studio, non solo da parte degli ingegneri informatici, ma anche dei sociologi, dei ricercatori sui media digitali, e dei policy maker.

In fondo, ogni rinascimento — anche digitale — è prima di tutto una trasformazione culturale.


Fonti utili per approfondire:


One response to “Il Rinascimento digitale: la rivoluzione decentralizzata di Bluesky”

  1. Bluesky è morto, lunga vita a Bluesky – Digital Data Stories Avatar
    Bluesky è morto, lunga vita a Bluesky – Digital Data Stories

    […] Un’eco-chamber che limita la conversazione […]

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