Negli ultimi mesi, Bluesky è passato dall’essere una piattaforma di nicchia con accesso solo su invito a una delle principali alternative a X (ex Twitter). Sostenuta da idealisti del web decentralizzato e rifugio digitale per utenti progressisti delusi dalla svolta autoritaria e commerciale di X, Bluesky ha rapidamente superato i 36 milioni di account. Ma oggi, nonostante i numeri, in molti si chiedono: perché Bluesky sembra così vuoto?

Tre fonti recenti offrono spunti interessanti per riflettere sullo stato attuale della piattaforma: Slate, il Pew Research Center, e Fortune. Il quadro che emerge è complesso, ma coerente: Bluesky rischia di restare una promessa incompiuta se non riesce a evolversi oltre la sua bolla ideologica e culturale.

Una crescita numerica che non corrisponde a vitalità

Secondo il Pew Research Center, Bluesky ha visto una rapida adozione tra i “news influencers” (giornalisti, commentatori, creator con oltre 100.000 follower) subito dopo le elezioni USA del 2024, passando dal 21% al 43% di adozione in quattro mesi. Tuttavia, l’82% di questi influencer mantiene ancora un account su X, e solo il 6% è presente esclusivamente su Bluesky. La piattaforma è cresciuta, ma non ha sostituito X.

L’attività degli utenti è bassa: meno di un terzo dei news influencer su Bluesky pubblica con regolarità. In confronto, oltre l’80% degli influencer su X posta almeno quattro giorni a settimana. Questo squilibrio spiega in parte la percezione diffusa di una piattaforma “vuota”.

Illustration/animation by Slate

Un’eco-chamber che limita la conversazione

Un articolo di Slate sottolinea che, pur avendo una comunità benintenzionata e spesso brillante, Bluesky sembra oggi dominato da un tono severo, riflessivo e privo di leggerezza. L’umorismo è spesso frainteso o attaccato, e i contenuti che ottengono maggiore visibilità sono quelli più negativi o indignati.

La critica è interna, non esterna: gli autori dell’articolo sono utenti attivi e affezionati, che lamentano la mancanza di spontaneità, varietà e diversità di contenuti. «Ci servono più meme, più shitposters, più discussioni su cose non importanti» è il loro appello.


Mark Cuban: “Un ambiente troppo intollerante anche tra simili”

A questa riflessione si aggiunge il punto di vista di Mark Cuban, imprenditore liberal e tra i primi sostenitori di Bluesky. Dopo quasi 2.000 post, Cuban ha recentemente criticato la piattaforma per la sua “mancanza di diversità di pensiero”. A suo dire, anche piccoli disaccordi tra utenti ideologicamente allineati vengono aggrediti con toni accusatori: «Se non sei d’accordo al 100%, sei un fascista».

Cuban ha condiviso un articolo del Washington Post secondo cui la “bolla” di Bluesky danneggia le stesse cause progressiste che vuole promuovere. Ha anche osservato che molti utenti stanno tornando su X, nonostante tutto, perché là almeno esiste ancora la possibilità di dibattito e varietà.


Una sfida culturale, non solo tecnologica

Bluesky ha tutte le carte in regola per diventare uno spazio digitale sano: non è dominato da algoritmi opachi, non monetizza l’odio, e valorizza il lavoro originale. Ma per essere davvero rilevante, deve attrarre e trattenere una base più ampia di utenti con interessi e opinioni diverse. Deve soprattutto trovare un equilibrio tra sicurezza e confronto, tra attivismo e leggerezza.

Come osserva Slate, Twitter ai suoi tempi migliori era come una grande università statale, capace di ospitare tutto e tutti. Bluesky oggi somiglia piuttosto a un piccolo college liberal arts: accogliente, ma forse troppo chiuso su se stesso.


Conclusione: spazio alle voci fuori dal coro

Per molti osservatori, in particolare tra chi si riconosce nei valori liberal, Bluesky rappresenta una speranza reale. Ma la piattaforma non può funzionare come un safe space ideologico. Ha bisogno di pluralismo, di autoironia, e di meno dogmatismo.

Non servono più regole: servono più voci. Più pirati. Più shitposters gentili. Solo così Bluesky potrà essere non solo alternativa a X, ma alternativa credibile a un social media tossico.


Fonti:

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